Per anni il nostro rapporto è stato fatto di "tu non mi capisci" reciproci.
Non abbiamo vissuto niente alla stessa maniera.
Lei figlia di chi ha fatto la guerra e non aveva niente.
Io figlia di chi aveva tutto, ché i miei nonni hanno investito, comprato, costruito, lasciato tutto ai figli.
Lei divideva le cose con i suoi fratelli, a cominciare dalla stanza in cui dormiva, per finire con i libri, i giocatoli, il cibo.
Io sono possessiva nei confronti delle cose. Le MIE cose. Nessuno deve toccare i miei libri.
Lei affronta ogni situazione con raziocinio.
Io vado nel panico ancora prima che la situazione si verifichi.
Poi io me ne sono andata in un'altra città.
Ci sentiamo tutti i giorni, due volte al giorno.
Non litighiamo più. (quasi)
E poi ieri è successo che ero a Napoli alla fermata della metro e sento questa signora parlare al telefono con quella che presumo sia una delle professoresse di suo figlio o la preside della sua scuola.
La chiamavano per informarla che il figlio ha fatto tardi a scuola, per l'ennesima volta.
E lei risponde: "La metro era troppo affollata* e non lo hanno fatto salire, quindi ha dovuto prendere quella di dopo che è passata dopo un quarto d'ora*. Si informi! Succede sempre così! Mio figlio non ci può fare niente se chiudono le porte e la gente resta lì."
Ora io avrei voluto prendere il cellulare di questa signora e suonarglielo in testa vigorosamente.
E poi dirle: "Cara la mia signora, informati tu: lo sai come funzionano i mezzi pubblici a Napoli? NO?? Te lo dico io. Funzionano di merda. Quindi tu adesso dici a tuo figlio che deve uscire di casa per prendere la metropolitana di prima in modo da non arrivare tardi a scuola. Perché è suo dovere arrivare a scuola in orario"
Le avrei detto così.
Proprio come mia madre avrebbe detto a me.
Cazzo.
*Avviso ai cittadini romani: se sento ancora una lamentela sulla metro B/B1 vi invito a provare a prendere la metropolitana a Napoli. La linea 1 in particolare. Poi voglio vedere cosa avrete ancora da ridire.